Colite e colon irritabile sono la stessa cosa?

C’È UN’ALTERATA SENSIBILITÀ DEI VISCERI, PER CUI STIMOLI DEL TUTTO NORMALI POSSONO PROVOCARE

DIARREA O STIPSI, SPIEGA L’ESPERTA DANIELA CIMPEANU

La sindrome dell’intestino irritabile, chiamata in modo improprio anche colite, è di solito ritenuta
conseguenza dello stress. In realtà studi recenti dicono che è legata a una infiammazione in prossimità delle
terminazioni nervose che controllano le funzioni intestinali. «È un disturbo molto diffuso, soprattutto fra le
donne — spiega la dr.ssa Cimpeanu Daniela esperta in benessere e prevenzione dei disturbi
gastrointestinali doctor of science in naturopathy, major dietology and nutrition —. Sulla sua origine si sa
poco. Ciò che è evidente è che chi ne soffre ha un’alterazione della sensibilità dei visceri, per cui stimoli che
normalmente non causano disturbi, in queste persone provocano dolore e disfunzioni della motilità
intestinale, mediate da uno stato infiammatorio che può essere sostenuto, per esempio, da una
modificazione della flora intestinale, da precedenti malattie infettive, da disbiosi intestinale, allergie,
intolleranze alimentari, fattori psicosociali».
Quali sono i segnali tipici dell’intestino irritabile? «Sensazioni dolorose e alterazioni della funzione
intestinale, con fasi di stitichezza e altre di diarrea. In genere, i disturbi sono alleviati dall’evacuazione e
peggiorano dopo i pasti. Spesso si alternano periodi di fastidi ad altri di benessere, da qui il collegamento
con lo stress, che di sicuro ha un ruolo». Questi fastidi all’intestino, creano, infatti, diversi inconvenienti
spiacevoli come: gonfiore addominale, meteorismo, presenza di muco nelle feci, alitosi, dolori addominali,
stanchezza cronica, ridotto assorbimento delle sostanze nutritizie, dimagrimento. E la loro diffusione
attualmente è tale da rappresentare un vero problema sociale.
Una cattiva alimentazione può essere collegabile alla colite?
Non bisogna dimenticare che questa patologia non ha solo origini alimentari: di certo una dieta sbagliata
può solo aggravare o scatenare alcuni sintomi già presenti a livello latente. In caso di colon irritabile vanno
evitati: latte, lieviti, cereali raffinati, zuccheri, frutta (in particolare, pesche e prugne), verdura (cavoli,
carciofi, spinaci, cipolla,), spezie, caffè e insaccati.
Si possono assumere le fibre?
Le fibre possono ridurre alcuni sintomi della sindrome del colon irritabile, in particolare la stipsi. Talora
addirittura possono stabilizzare l’intestino nel suo complesso. In linea di massima bisogna tenere presente
che la dieta ad alto contenuto di fibre può causare gonfiore e formazione di gas. Tuttavia, se non si supera
la quantità di 2 o 3 grammi al giorno il rischio di gonfiore diminuisce. Vi sono poi fibre più dolci, come quelle
della verdura o l’avena e fibre più dure come la crusca: è preferibile utilizzare le prime.
Con quali altre malattie può essere confuso?
«La sindrome condivide alcuni sintomi con altre malattie dell’apparato digerente, fra cui morbo di Crohn,
colite ulcerosa, celiachia, diverticolosi. Ecco perché bisogna sempre escludere queste patologie, soprattutto
in presenza di altri sintomi sospetti, come per esempio un’anemia non spiegata, sangue nelle feci o
febbre». Vanno assolutamente accertate da personale medico.
Quali sono le terapie naturali per l’intestino irritabile? «Non c’è un trattamento standard, ma tante
“ricette” differenti a seconda dei sintomi e dei fattori scatenati. È importante il rapporto naturopata –
cliente: il primo non deve sminuire il problema e il secondo deve prendere coscienza che si tratta di un
disturbo che non è stabile (spesso con gli anni tendono a modificarsi i sintomi) con cui non bisogna
imparare a convivere. Il trattamento va personalizzato e non bisogna abusare dei farmaci se il medico non

ritiene necessario. Un’accurata indagine alimentare aiuta a evidenziare quali cibi provocano e aggravano i
sintomi. In generale, quando prevale la diarrea si possono usare probiotici e vari rimedi naturali che
riparano le mucose intestinali. Per i dolori addominali si ricorre agli fitorimedi, mentre quando prevale la
stitichezza si consigliano fibre formanti massa. Nelle forme in cui è evidente una componente psicologica
può invece giovare il ricorso a stabilizzatori dell’umore grazie ai fitoterapici o fiori di Bach. Per chi soffre di
gonfiore addominale e meteorismo sono utili i microrganismi capaci di inibire i numerosi batteri
opportunisti e patogeni che popolano l’intestino. Fondamentale attuare una “pulizia” effetto
“spazzacamino” sulle pareti intestinali prima del rimpianto della normale flora probiotica. Tanta acqua,
fibre non irritanti (solubili) e una regolare attività fisica aiutano infine l’intestino a lavorare meglio».