Bruciori di stomaco e reflusso gastroesofageo:
impariamo a leggere le sue “proteste”

I dolori che si avvertono sono segnali da ascoltare attentamente. Essi sono le voci delle varie patologie, come ci spiega l’esperta Dr.ssa Cimpeanu.

Bruciore, nausea, acidità, gonfiore, vomito. Ecco come comunica il nostro stomaco quando qualcosa non va. Questi disturbi colpiscono 3 italiani su 10 almeno una volta al mese e la situazione peggiora a marzo. In alcuni casi potrebbero essere sintomi di disturbi “comuni” e passeggeri, altre volte spie di patologie ben più serie. Per questo non vanno sottovalutati e anzi è importante comprendere la differenza tra i vari segnali che il nostro apparato digerente ci trasmette. Approfondiamo l’argomento intervistando l’esperta Dr.ssa Daniela Cimpeanu Naturopata Doctor of Scienze in Naturopathy, Major Dietology e nutrizione.

Cos’è il reflusso gastroesofageo?

Per “reflusso gastroesofageo” si intende la risalita del contenuto acido nell’esofago, un canale lungo 20-30 cm, che collega la bocca con lo stomaco. Il passaggio del bolo alimentare nello stomaco è regolato da una valvola, il cardias, che si apre per consentire il transito del cibo o, in caso di disturbi, l’eruttazione e il vomito. Una volta che il cibo è passato, il cardias si chiude e impedisce che l’acidità risalga giungendo a contatto con mucose, come quella esofagea, che non sono fatte per interferire con l’acidità delle secrezioni digestive. Quando il cardias non si chiude bene, consente il passaggio verso l’alto del contenuto gastrico che, a contatto con la mucosa esofagea, scatena il disturbo.

Quali sono le cause del reflusso gastroesofageo?

Il  reflusso gastroesofageo è causata da diversi fattori, come quelli alimentari, anatomici, funzionali, ormonali e farmacologici. Il tono dello sfintere esofageo inferiore (zona di passaggio tra esofago e stomaco) costituisce una barriera pressoria contro il reflusso ed è il componente più importante del meccanismo anti-reflusso. Quando la pressione della zona si riduce, come ad esempio durante il passaggio di acqua o cibo, il materiale acido e non-acido risale dallo stomaco all’esofago (anche in condizioni normali).

Quali sono i sintomi-spia del reflusso gastroesofageo?

I sintomi tipici sono: bruciore dietro lo sterno (cosiddetta pirosi retrosternale) che si irradia posteriormente fra le scapole o al collo fino alle orecchie; rigurgito acido (ovvero percezione di liquido amaro o acido in bocca). I sintomi si possono presentare in modo continuativo durante la giornata, oppure in modo intermittente. Ad esempio, possono verificarsi al risveglio, dopo i pasti e durante la notte (tipicamente da mezzanotte alle 3 di mattina), o solo in posizione sdraiata e mentre ci si piega in avanti (ad esempio mentre si allacciano le scarpe). I sintomi “atipici” sono: sensazione di nodo alla gola con difficoltà alla deglutizione, difficoltà digestive, nausea, laringite cronica, tosse, raucedine, abbassamento della voce, singhiozzo, asma, dolore toracico (simile a quello di natura cardiaca), otite media, insonnia.

Come possiamo ripristinare la salute di quest’apparato?  È importante intervenire anche sulla funzionalità intestinale?

Nessuno specialista dovrebbe curare la malattia prima di aver riattivato l’intestino e provveduto alla disintossicazione dei pazienti. A maggior ragione se il paziente soffre di colite, colon irritabile, disbiosi, candida intestinale e stitichezza. La scarsa funzionalità intestinale è alla base della maggior parte dei problemi di salute. L’auto intossicazione è la prima forma di decadenza. Attraverso questa si diventa ricettacoli di sporcizia. Nel nostro corpo abbiamo un “pozzo nero”, una rete fognaria che dobbiamo tenere sempre pulita. Quando mangiamo cibi non integrali, cotti o con poche fibre, stiamo favorendo i disturbi gastro-intestinali. Il mal assorbimento è un problema sempre più frequente. Spesso si sente dire che “siamo quello che mangiamo”, la verità è invece che siamo quello che assorbiamo. “Puoi mangiare i cibi migliori e morire ugualmente di fame, se i processi di digestione e di assorbimento non funzionano correttamente”. Come prima cosa l’intestino deve essere riportato al pieno equilibrio, mediante un trattamento completo e specifico, che contempli disinfestazione mediante la pulizia intestinale necessaria per eliminare le endo-tossine, i residui alimentari fermentati e la flora batterica patogena. Inoltre è fondamentale il drenaggio degli organi “emuntori” – intestino, fegato, reni, pelle – che hanno il compito di espellere le scorie. Prima di ripristinare la flora batterica è consigliabile disinfiammare le mucose gastriche e dell’intestino, altrimenti i fermenti non agiranno in modo ottimale e i risultati saranno più lenti e meno costanti in quanto l’intestino è impreparato a riceverli.

L’alimentazione?

È importante, come prima regola, il “modo” di mangiare che significa evitare di mangiare in fretta mentre è bene masticare lentamente. Evitare le carni grasse (maiale) e quelle affumicate ed evitare gli insaccati, mentre vanno bene tutti i tipi di pesce. A rischio i formaggi molto grassi o fermentati (gorgonzola, taleggio e brie) perché fermentano e rallentano lo svuotamento gastrico. Per quanto concerne il “bere”, sono da evitare assolutamente i superalcolici a digiuno. Limitare l’uso di thè, caffè, bibite gassate, bibite contenenti caffeina, alcol, succhi di frutta (arancio, pompelmo, limone, pomodoro).

Rimedi naturali?

I rimedi naturali che possono alleviare i sintomi del reflusso gastrico sono tanti, bisogna solo usare l’accorgimento di non utilizzare i preparati idroalcolici o le tinture madri perché, come già accennato, l’alcol interferisce con l’acidità dei succhi gastrici. Sono preferibili gli estratti secchi e le capsule. L’alginato è un ottimo rimedio: si tratta di una sostanza ricavata dalle alghe che impedisce il reflusso per azione meccanica, formando cioè una barriera fisica al rigurgito. Altre piante che in fitoterapia vengono usate per questi disturbi sono la liquirizia, il mirtillo, la camomilla, la malva, l’aloe, la cannella, la calendula e gli acidi grassi essenziali omega 3.